Mercato di lavoro assorbe un numero crescente di persone con disabilità
Della Redazione
Lunedì | 14 Luglio 2014 | 16:11 | Ultimo aggiornamento: 22 Settembre 2016 ore 16:07
Nel mondo, 650 milioni di persone – il 10% circa della popolazione mondiale –vivono con qualche tipo di disabilità. Di questo numero, la maggior parte (80%) si trova nei Paesi in via di sviluppo. Questi dati sono stati resi noti dalle Nazioni Unite (ONU), Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dall'Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL). Secondo le stime della Banca Mondiale (IBRD), il 20% delle persone più povere del mondo è disabile.
In Brasile, le statistiche calcolate dal Censimento Demografico del 2000, condotto dall'Istituto Brasiliano di Geografia e Statistica (IBGE), hanno dimostrato che 24,5 milioni di persone hanno riferito di avere qualche tipo di disabilità, pari al 14,5% della popolazione di 10 anni fa. Quindi, considerando le dimensioni e l'importanza inerenti alla questione, indipendentemente dal grado e tipo di disabilità, si discute sempre di più e si valuta il risultato delle politiche pubbliche d’ inclusione sociale nel mondo.Tra le cause esterne che più spesso causano la disabilità ci sono gli incidenti con i mezzi di trasporto e le cadute, pertanto nessuno è immune da questo tipo di occorrenza. In occasione della Giornata Internazionale delle Persone Disabili (il 3 dicembre), il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha detto sul tema: "Tutti noi possiamo essere passibili di una disabilità, temporanea o permanente, specialmente diventando più anziani. (...) Un quarto della popolazione mondiale è colpita direttamente dalla disabilità, compresi i badanti e i familiari stessi. (...) L'esperienza dimostra che quando le persone con disabilità hanno la possibilità di partecipare e condurre il processo di sviluppo, la comunità in generale diventa più fiduciosa. L'impegno di queste persone crea opportunità per tutti coloro che hanno disabilità o meno ".
Nel Paese esiste la percezione che ci siano stati progressi in questo processo. In un'intervista al programma Società Solidale della Buona Volontà TV, la consulente Carolina Ignarra, che vive sulla sedia a rotelle ed è direttrice dell’agenzia di collocamento per disabili Talento Incluir, ha commentato il modo in cui le aziende hanno affrontato questa nuova realtà. "Nello Stato di Sao Paulo, secondo i dati dell'Ufficio Regionale del Lavoro, all'inizio della fiscalizzazione nel 2001 vi erano 12 imprese che avevano assunto 600 persone, in uno Stato che ha più di 9.000 aziende. Entro la fine del 2009 erano quasi 7.000 che rispettavano il limite stabilito dalla legge. (...) E abbiamo già più di 102.000 persone disabili che lavorano. Le aziende stanno cominciando a capire quali sono i processi affinché si abbia la struttura per l'inclusione ".
Malgrado ciò, sempre secondo la specialista, le sfide sono costanti. "Le barriere sociali sono di due tipi: fisiche o di attitudine. La barriera fisica è la mancanza di accesso; l'accesso noi lo possiamo fare, è facile. Ci vogliono gli investimenti, è chiaro, ma è facile trasformare uno scalino in una rampa carrabile ", ha spiegato la consulente. Il problema più grave, secondo lei, "è la barriera dell’atteggiamento, è il cambiamento di cultura. E questo è un poco più complicato: è diverso il fatto di cambiare il comportamento delle persone, è davvero una sfida ".
L’esperienza propria di Carolina Ignarra ha messo da parte un esempio che dimostra la necessità di una Cultura di Pace che promuova questa chiarezza. "Una volta ho risposto al telefono e la ragazza non sapeva che dall'altra parte della linea c’era una ditta, e che io ero su una sedia a rotelle. E lei ha detto così: 'Ho bisogno di contrattare [persone] con una lieve disabilità'. Allora ho chiesto: che cos’ è una lieve disabilità? Lei ha risposto 'Quelli che non danno fastidio'. Cosa significa? Io sono su una sedia a rotelle. Aspetti, vado a chiedere alla mia collega se sono di ostacolo qui ", ricorda.
Lavoro e superazione
Secondo il parere della direttrice della Talento Incluir, trovare un lavoro migliora profondamente la qualità della vita del disabile. "Per me, il lavoro è stato uno strumento di superazione; chiaro che c’è stata anche la struttura familiare, l'educazione, gli amici, le persone interessate a starmi affianco, tutto ciò ha contribuito a farmi superare più rapidamente (...). Si può uscire di casa e le persone devono volerlo (...) e capire che il lavoro fa parte della vita di ogni cittadino. Non è perché si ha una disabilità che non si possa produrre. E quante persone ci dicono così, 'Oh, sei disabile, perchè non vai in pensione, figlia mia? ". Non ho bisogno di andare in pensione, e neanche lo voglio: desidero lavorare."
Per Carolina è importante chiarire che la maggior parte dei posti di lavoro ottenuti dall’agenzia di collocamento Talento Incluir e da altre organizzazioni ed aziende che lavorano per l'inclusione ed il ricollocamento dei professionisti con disabilità è destinata a incarichi da principianti, come si verifica "in generale per tutti." Ma distacca: "La maggior parte delle persone disabili comincia una carriera professionale, perché prima non avevano la possibilità di lavorare. E senza distinzione di età, a 30, 40 o 18 anni d’età, visto che sta cominciando, deve disporsi a farlo in una posizione iniziale, che può essere operativa, come recepcionist, o come aiutante amministrativo. Mi piace parlarne perché alcuni dicono 'Ma non ci sono posti!', 'Lei ha esperienza per questo determinato lavoro?', 'Ha gli studi per questo? ".
Per questo, l’azienda della quale è direttrice investe sul professionista, di modo a qualificare e a rendere il disabile pronto a conquistarsi il suo proprio spazio come un altro cittadino qualsiasi. Nel rapporto nº 1 dell’Osservatorio del Mercato di Lavoro del Ministero Nazionale del Lavoro e dell'Occupazione, sugli indicatori di quest'anno si è verificato il seguente: "La creazione record di posti di lavoro nel primo quadrimestre del 2010 si è riflessa positivamente sui lavoratori che possiedono qualsiasi tipo di disabilità. Nel suddetto quadrimestre, 642 posti di lavoro sono stati occupati da questo gruppo, e questo risultato è stato considerato molto positivo se paragonato allo stesso periodo del 2009, durante il quale sono stati distrutti 4.000 posti di lavoro occupati da tali lavoratori."
È positivo per la società il fatto che la Legge delle Quote venga applicata sempre di più e controllata anche da aziende con meno di 100 dipendenti, che per legge non sarebbero obbligate a tale inclusione. Inoltre, sottolinea Carolina: “É più importante rimanere sul posto di lavoro che garantire un posto di lavoro. Certamente [con le leggi] c’è una struttura che facilita l’entrata nel mercato, ma per mantenersi nel mercato incontrano le stesse difficoltà di un altro professionista qualsiasi. Per le aziende si tratta di un cambiamento culturale nel comportamento. Non è facile, da un giorno all’altro, per il responsabile che da 30 anni fa quel determinato lavoro all’improvviso dover gestire un cieco, che certamente ha una differenza e che dev’ essere considerata, in modo che ci sia il rispetto”.
Traduzione: Raffaele Papa
Revisione: Marusca Bertolozzi